LA RICOSTRUZIONE
L’abate Jean-marie Clerc con il suo monaco cellario (economo) Marie-Albert van der Cruyssen
dell’Abbazia La Grande Trappe in Francia, dopo gli accordi presi con i coniugi De Harenne,
presero possesso delle rovine di Orval avviando cosi la ricostruzione della stessa mediante la
fondazione della “Società dell’Abbazia N.D. d’Oval” nel luglio del 1926.
In Francia, presso l’abbazia di Sept-Fons, alcuni monaci reduci di una esperienza fallimentare in
Brasile, saputo la possibilità di ricostruire una nuova comunità altre confine, tre di loro, accettarono
di insediarsi a Orval insieme a Pade M.A.van der Cruyssen.
La piccola comunità Trappista si espanse rapidamente con l’aggiunta di due Conversi e altri dodici
religiosi, diventando un monastero che dipendeva direttamente dalla casa madre di Sept-Fons, ma
che ben presto prenderà la strada dell’autonomia.
Infatti l’anno seguente si avviò la produzione di formaggio nel nuovo caseificio, sino ad arrivare
al 1931 con la fondazione della “Società Anonima Brasserie d’Orval” per la nascita del birrificio
di Orval. Il Primo “brassage” avvenne nel maggio 1932.
Nel 1936 l’abbazia diventa autonoma e Padre Marie-Albert van der Cruyssen diventa il loro Abate.
Nel corso degli oltre 90 anni di vita del birrificio si sono succeduti ad Orval diversi mastri birrai
che hanno dato, ciascuno a suo modo, un importante contributo al miglioramento della qualità della
birra.
Li elenchiamo, come atto di riconoscenza e di stima nei loro confronti:
- Honorè van Sande – Direttore del birrificio
- Jeans van Heule – Birraio
- Martin Pappenheime – Mastrobirraio
- Firmin Hosselaer – Mastobirraio
- Père Raphael – Amministratore e Frère Dominique – Mastrobirraio
- Jeans Marie Roch – Mastrobirraio
- dal 2013 Anne-Françoise Pypaert prima donna mastrobirraio e responsabile di produzione.
La birra Orval, ricca dell’acqua della sorgente Matilde che sgorga dalle colline sovrastanti il
monastero, contrariamente ad altre birrerie Trappiste, è nata non per dare lavoro ai monaci, ma per
iniziativa autonoma di laici che volevano far rinascere lo splendore del complesso abbaziale.
Essi insieme all’Abate Cruyssen, dopo aver valutato se produrre “acqua mnerale Matildica”
optarono per la produzione della birra, in considerazione della tradizione brassicola belga famosa
nel nord Europa, con lo scopo di reperire finanziamento per la ricostruzione abbaziale.
Lo sviluppo della birreria fu rapido, veniva prodotta sia in bottiglia che in fusti di legno, oltre il
consumo locale e dei monaci, veniva spedita anche a Bruxelles e a Ostenda, dove dei distributori
iniziarono a commercializzarla diventando la prima birra monastica venduta su tutto il territorio
nazionale. Sono anni nei quali la birreria aveva raggiunto la capacità di 50 htl per brassage, e
veniva prodotta con il sistema chiamato di “decozione” e dopo la prima fermentazione, la birra
veniva travasata in grandi botti di legno disloccate nelle cantine dove maturava con l’aggiunta del
luppolo fresco, la rifermentazione richiedeva ampi spazi di cui la birreria non disponeva, allora
decisero di far maturare la birra nelle cantina del municipio di Arlon, una cittadina a pochi
chilometri dall’abbazia.
Durante la seconda guerra mondiale, la birreria produceva birra a rilento secondo l’ordine impartito
dagli occupanti tedeschi, e la birra non poteva superare il grado alcolico di 1,5% inoltre le bottiglie
di vetro di color marrone scuro scarseggiavano, furono costretti ad acquistarle di color verde che,
anche dopo la guerra furono adoprate per imbottigliare una birra destinata ai monaci con una
gradazione bassa. Nace cosi la storia della birra “Orval verte” Orval verde.
Fino al 1950 la birreria non annoverava alcun monaco tra i suoi lavoratori, l’abate decise di
inviare due monaci di Orval Padre Raphael e Fratello Dominique all’abbazia di Scourmont per
seguire un corso di formazione per birrai tenuto da Padre Theodore, un monaco grande esperto di
birra di quei tempi, e dal prof.Jean Declerck che diventerà consulente della birreria d’Orval, dando
inizio ad un periodo di rinnovamento delle installazioni e tecniche brassicole.
Un nuovo metodo di produzione venne adottato, rimpiazzando il lievito secco con quello fresco
coltivato in birreria, il lievito “Madre” metre la pulizia dei tini di fermentazione venne organizzata
in modo più rigoroso, evitando la classica infezione “Bierstein” che regnava in birreria.
Per non perdere certe caratteristiche dalle particolarità gustative aspre, si pose quindi la necessità
di sostituirle queste “infezioni” con dei lieviti selvaggi del tipo lieviti Brettanomiceti.
Il miracolo avvenne e la birra d’”ORVAL” tornò il gusto tipico dei bei tempi, quello che ancora
oggi nel birrificio chiamano “LE GOUT D’ORVAL”.
Affermare oggi che la birra Orval sia identica a quella prodotts alle origini, oltre novant’anni fa,
sarebbe improprio. La qualità delle materie prime, acqua,orzo e luppolo, i metodi e le tcniche di
produzione, hanno via via modificato il prodotto mantenedo però sempre le caratteristiche
essenziali.
Seguendo la più genuina tradizione trappista, trasparenza e informazione a tutela del cliente, Orval
mette sulla loro etichetta alcuni dati, come il grado di temperatura consigliato per il servizio, le date
di produzione e di scadenza (di cinque anni) e il logo A.T.P. Authentic Trappist Product oltre a
tutte le informazioni obbligatorie di legge.
METTERE IL MARCHIO ESAGONALE
Il marchio ATP tutela la denominazione dei prodotti trappisti ancora oggi manufatti all’interno delle
loro abbazie, è gestito da una associazione senza scopo di lucro, A.I.T. con sede proprio a Orval,
che certifica l’origine monastica e garantisce che i prodotti venduti corrispondono alla qualità
dovuta ad una tradizione fondata sulla vita concreta di una comunità trappista.
UN GUSTO UNICO E AUTENTICO
La birra Orval si caratterizza mediante il processo dell’alta fermentazione, con dei tempi di
maturazione particolari che gli conferiscono un suo gusto complesso e fruttato, e una sottile
armonia tra l’amaro e la freschezza, grazie alla sua acqua, ai suoi luppoli aromatizzati, e ai suoi
lieviti e al suo metodo di luppolatura a freddo (dry hopping system) che procura degli aromi
diversi. I vari momenti di fermentazione, con un lievito originale e un lievito selvaggio ed infine
la rifermentazione in bottiglia, esigono dei tempi di maturazione importanti e numerevoli controlli
di qualità.
Ingredienti: Acqua di sorgente, malto d’orzo, lieviti del tipo Saccharomyces Cerevisiae e lieviti
cosidetti “selvaggi”, i vari luppoli aromatici sono in pastiglia-compresse e altri sono freschi in fiore
tutte le tappe di produzione costituiscono una garanzia di qualità nel rispetto dei metodi originali.
La birreria continua nella sua produzione moderata, con i suoi 22 millioni di bottiglie, delle quali
85% sono destinate al mercato Belga e con una politica d’investimento permanente e continua, al
fine di assicurare una produzione regolare e migliore.
Orval è caratterizzata anche per la sua bottilglia a forma di birillo,una tipologia, una bottiglia, una
sola gradazione alcolica di 6,2% vol.
Si può degustare anche in fusto da 20 litri con una gradazione più moderata, ma solo ed
esclsivamente al punto vendita dei monaci “A L’Ange Gardien” che si trova appena fuori l’abbazia,
ed infine una terza birra Orval viene prodotta con delle materie prime simili con la gradazione
alcolica moderata per uso esclusivo dei monaci e dei pellegrini che vivono all’interno del
monastero.
Il birrificio non è visitabile, ma da alcuni anni mette a disposizione dei turisti e agli appassionati
di questa birra delle giornate denominate “Porte Aperte” per visitare i vari reparti produttivi.