L’Abbazia Benedettina, Cistercense della stretta osservanza trappista N.D. d’Orval


PREMESSA

La storia dell’Abbazia di Orval è già stata scritta da molte penne, la più antica risale
all’Abate Mathias DEL VAULX vissuto tra il 1540-1555 come Abate a Orval.
Altre sono state scritte ma, alcune sono da considerarsi tra la finzione e la storia e poco credibili. Bisogna attendere il libro “Histoire de l’Abbaye d’Orval” pubblicato a
Namur nel 1897 dall’Abate Nicola Tilliere, vecchio parroco di Villers devant Orval,
frazione dove sorge l’abbazia, per disporre un opera storica degna di questo nome.

La sua fondazione ha avuto una lunga storia movimentata.
Nel periodo compreso tra l’arrivo di alcuni monaci Benedettini provenienti dalla Calabria nel 1070 e l’incorporazione all’ordine di Citeaux nel 1131, questo luogo ha ospitato comunità religiose di obbedienze diverse.

Un drappello di monaci Benedettini Calabresi, scendevano lungo l’antica strada romana che collega Trier, oggi Triveri, a Reims per raggiungere Chiny e incontrare il
Conte Arnoldo II vassallo del più potente duca di Lorena Goffredo il Gobbo, fresco di nozze con la giovane e bella Matilde di Canossa per chiedere la possibilità di installarsi da qualche parte in quella immensa pianura.
Erano arrivati in questa valle deserta, dopo aver viaggiato in tutta la Lorena, provenienti dall’Abbazia di Sant’Eufemia situata nella rigogliosa piana di Lametia Calabra, e sicuramente non furono i primi e neanche gli ultimi venuti per condurre la loro vita monastica in questa terra.

Il nome Orval deriva dal latino “Aureavallis” cioè Valle d’oro :
Cosi infatti veniva chiamata la valle dove venne edificata la prima chiesetta, dal nome del piccolo rusciello che la bagna, legato anche alla leggenda della fontana e della trota che ha per protagonista Matilde di Canossa.

LA LEGGENDA DELL’ANELLO E LA TROTA

Si racconta che, un giorno durante una battuta di caccia nella foresta del Conte di
Chiny, al termine, sbucò in una stretta valle dove trovò una bella fontana dove volle dissetarsi e immergndo le mani, l’anello nunziale, che attribuiva un grande valore
sentimentale, scivolò dalle dita e cadde in acqua, turbata, implorò la Vergine Maria che glielo facesse ritrovare.
Subito una trota fuori usci dall’acqua porgendole l’anello.
Grande fu la gioia che manifestò subito esclamando:
Sia ringraziato la Vergine Maria e che d’ora in poi questa valle sia denominata
“AUREA VALLIS” Valle d’oro da qui ORVAL.

GLI STORICI

ASSEBOURG – Scrive che la Marchesa Matilde di Canossa, Duchessa della bassa
Lorena diede il nome all’Abbazia di Orval avendo trovato un tesoro e un anello, alla fontana situata davanti al portone della piccola chiesa.

HENRIQUEZ – Scive che Matilde, contenta di aver visto questa valle rispecchiarsi
nel suo ruscello con riflessi dorati dal sole, abbia gridato, ecco quello che cercavo,
d’ora in avanti desidero che questo luogo venga chiamato “ Aurea Vallis”

BERTELS – Mette l’episodio dell’anello in relazione ad una generosa donazione fatta
dalla Contessa. Avendo ritrovato l’anello nunziale perduto alcuni giorni prima, si recò nella chiesetta dei monaci per rendere grazie a Cristo e sua Madre, di seguito
diede disposizione al Conte di Chiny che questo luogo sia donato ai monaci provenienti dalla Calabria, inoltre prima di partire si mostrò generosa offrendo un
valido aiuto per la costruzione di una chiesa più grande.

Dopo la partenza dei monaci Benedettini di Orval nel 1108, alla morte del Conte di Chiny, suo figlio Ottone II rimpiazzo i Benedettini con una piccola comunità religiosa
di canonici regolari, ma poco dopo furono sostituiti da monaci Cistercensi di una
abbazia nata in Borgogna per opera di Roberto di Molesmes.
L’Abbazia madre dell’Ordine era a Citeaux da qui il nome “Cistercensi”.
Costoro da grandi costruttori che erano, misero mano all’ampiamento del monastero
ingrandendo la chiesa abbaziale, allestendo una biblioteca, e poiché la terra negli immediati dintorni era povera e poco adatta all’agricoltura, accettarono vari doni in possedimenti terrieri e cascinali che diventarono prima fattorie poi aziende agricole.
Nel 1280 la comunità monastica adibisce a fucina-forgeria una parte dell’abbazia
d’Orval e una nella regione della Mosella, che diventeranno nel 1529 il centro
dell’industria del ferro le più importanti d’Europa.
Dalle ultime ricerche storiche sembra ormai probabile che la presenza ad Orval di
Michel de Nostredame, conosciuto come “Nostradamus”. Ce lo rifersice il giornale
di Metz del 9 Agosto 1930, che, riporta docuemnti dell’epoca che scrivono:
“Disgustato dal mondo, venne a rifugiarsi ad Orval, conducendo una vita da monaco
e sottomettendosi di buon grado alla regola austera.
Il XVII secolo è un periodo molto difficile per l’Europa, mentre Orval vive il suo
momento di maggior splendore grazie ad alcuni grandi Abati:
Bernard de Montgaillard e Charles de Bentzeradt.

Per ben molti secoli il monastero crebbe e prosperò fino ai tempi della Rivoluzione
Francese, quando presa di mira dai rivoluzionari, venne prima saccheggiata, poi
incendiata e bombardata da truppe Francesi capitanate da un certo Generale
Louis Henri Loison.

CENTO ANNI DI SILENZIO E L’ABATE TILLIERE

Depredati i beni e dispersi i monaci, il vasto dominio di Orval venne venduto
all’incanto, calarono cosi i cento anni di silenzio e di abbandono totale.
La rinascita vera di questo monastero è da attribuire sicuramente all’Abate Nicola
Tilliere che aveva raccolto molti docuemnti per la stesura del suo libro sulla storia di
Orval.
I ruderi del complesso abbaziale subirono svariati cambiamenti di proprietà, dal
Conte Costantin-Cesar de Geoles, ciambellano del re Guglielmo I di Olanda, al
Conte Leon d’Enschede che salvò l’abbazia dalla distruzione del tempo e dopo la sua
morte passò a Louis Zoude di Sant’Hubert fino a pasare definitivamente a Edouard
Wauter di Liegi e a sua sorella Marie, sposa di Maurice de Terwagne.
Marie Wauter de Terwagne diventò ben presto erede universale delle rovine con la
morte di suo fratello prima e di suo marito dopo, rimasta vedova, durante uno dei
suoi innumerevoli viaggi, adotta una ragazza orfana di madre chiamata Marcienne
Colin, conosciuta nel nord d’Africa da alcuni amici francesi, chiamandola cosi
Marcienne Jeanne Colin-Wauters de Terwagne.
Alla morte di Madame Marie Wauters de Terwagne, costei diventa unica erede del
favoloso dominio di Orval, e nel 1913 sposa un cugino di quarto grado, certo
Charles-Albert de Harenne, diventando
MARCIENNE JEANNE COLIS-WAUTER in DE HARENNE.
Saranno loro che, dal Castello di Froidcour a Stoumont nella provincia di Liegi,
dove si erano stabiliti, e desiderosi di ristabilire una comunità religiosa nell’antica
abbazia, avevano scritto all’Abate dell’abbazia della Grande Trappe di Soligny in
Normandia, Jean- Marie Clerc, in risposta ad un sua richiesta, a donare i primi ettari
di loro proprietà delle rovine d’Orval.
“Sono francese di origine, e provo grande gioia a poter ridonare ai monaci cistercensi
quello che il generale Loison ha distrutto con le armate rivoluzionarie”!!